Un tratto abbandonato della storica via del San Gottardo in territorio di Osco, caduto da parecchi anni in rovina e progressivamente invaso dalla vegetazione, sarebbe stato destinato all’oblio.
Per indifferenza o mancanza di sensibilità verso questa testimonianza caratterizzante il nostro passato, le future generazioni non avrebbero probabilmente potuto apprezzare e nemmeno avere un riferimento concreto di quanto la storia ci ha tramandato. Ma grazie all’arrivo a Faido di Rodolfo Steiner, la Gola del Piottino ha concretamente trovato la giusta collocazione e un riconoscimento nel quadro generale del patrimonio storico nazionale.
Spirito generoso e versatile, Rodolfo Steiner, nato cento anni fa a Milano, era arrivato a Faido negli anni cinquanta, inserendosi presto nella vita sociale del borgo. Apprezzato per le sue qualifiche professionali di ingegnere e stimato per qualità umane e morali, fu di riferimento per tutta la popolazione e per le autorità, in modo particolare negli anni in cui Faido dovette affrontare il problema austostradale, conclusosi poi felicemente. L’esito positivo della tenace opposizione al progetto iniziale di tracciato, arrivò quando Rodolfo Steiner era già morto. Ma rimaneva in valle il suo messaggio di precursore ambientalista che si concretizzava nel suo testamento, atto con il quale lasciava un capitale per la costituzione del «Fondo Rodolfo Steiner Pro Media Leventina» sotto il patronato della STAN “«destinato a incoraggiare azioni aventi come fine la protezione delle regioni della Media Leventina da interventi contro la natura, non escludendo la possibilità di rendere accessibile questa regione a persone in cerca di ristabilimento.»
In un secondo tempo, il comitato faceva propria un’idea di tracciato turistico che Rodolfo Steiner aveva disegnato a matita su una carta topografica, realizzando il «Sentiero dei monti». Concepito dalla sua mente, questo sentiero, che è un’impronta lasciata da Rodolfo Steiner in Leventina, è frutto anche della collaborazione di volontari. Percorre il versante sinistro dalle valle da Lurengo, passando per Molare, fino a Sobrio.
Concluso questo primo passo, il comitato del Fondo poteva continuare la sua azione facendo capo alla disponibilità del fondo rimanente.
E arriviamo al 1993.
L’interesse è rivolto ora alla Gola del Monte Piottino. Si pensa al restauro della vecchia strada che attraversa l’orrido, rifacendosi alle indicazioni storiche fornite da Giorgio Bellini nell’ambito di uno studio promosso da IVS (oggi ViaStoria), auspicandone il suo inserimento quale Strada Bassa della Leventina nella rete dei sentieri ticinesi.
Ma i mezzi per un simile progetto sono inadeguati. E necessario uscire dai vincoli del Fondo allo scopo di allargare il campo dei finanziamenti. Quindi si passa dal fondo alla forma giuridica dell’Associazione per consentire l’accesso ai sussidi dello Stato, dando nel contempo impulso ad una promozione più vasta del progetto.
“Pro Media Leventina”, nome di tale associazione, fissa la sua sede a Faido e chiede Robert Steiner di Winterthur di continuare colla presidenza che aveva già nel comitato del fondo. Avvia tutta una serie di contatti con le autorità, con istituzioni pubbliche e private, con persone interessate all’opera e potenziali sostenitori. E finalmente si arriva alla fase esecutiva dei lavori.
Dopo anni di abbandono la suggestiva Gola del Piottino ritrovava nuova vita per mano di muratori e scalpellini. Muraglioni di sostegno, archi, parapetti e il ponte a sud venivano consolidati. Si liberava il vecchio campo stradale da detriti e vegetazione e il complesso dell’opera prendeva forma e significato.
Quasi a suo coronamento veniva poi alla luce verso nord, nei pressi della cappella, un frammento della Strada Urana del 1560 che giaceva da circa 180 anni sotto un tratto della vecchia strada carrozzabile.
Oggi è già passato mezzo anno dall’inaugurazione ufficiale dei lavori avvenuta il 27 settembre 2003 alla presenza di autorità e numeroso pubblico. L’associazione tira con soddisfazione le somme di tutta un’ operazione felicemente conclusasi sia dal lato tecnico che da quello finanziario.
E’ tuttavia necessaria una pausa di riflessione sullo stato patrimoniale del lascito, consolidato il quale però il comitato guarda al futuro con idee per nuove inziative.
È doveroso per l’Associazione ringraziare la Fondazione Dazio Grande e il Club degli Amici del Dazio per aver contribuito a mantenere cordiali rapporti durante i lavori.
Gli intenti comuni volti alla salvaguardia delle testimonianze del nostro passato – la dogana da uno lato, la strada dall’altro – hanno coltivato nell’amicizia i loro ideali.